Titolo: Mamma a carico. Mia figlia ha novant’anni.
Autrice: Gianna Coletti
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2015
Recensione* di: Gisella Bassanini
20 aprile 2020
L’incontro con Gianna Coletti e il suo libro è stato un dono per me. Per la forza, l’amore e l’ironia che questa storia continuamente sprigiona e perché l’autrice nel raccontare la sua storia parla anche di noi. Delle tante figlie e figli che a un certo punto della loro vita accettano di diventare genitori dei propri genitori e di accudirli giorno dopo giorno, accompagnandoli nell’ultima fase della loro vita sempre meno autonoma. Fino alla fine.
Prima del libro, la storia di Gianna e Anna è stata raccontata nel film-documentario Tra cinque minuti in scena (2013), diretto da Laura Chiossone, vincitore di molti premi.
Leggendo il libro il pensiero va alla nostra società che invecchia sempre più. Ai tanti genitori anziani, madri e padri, che richiedono quotidianamente cura e dedizione. Alle tante figlie, ancora pochi figli va detto, che sulle proprie spalle si caricano il faticoso lavoro di cura, sostituendosi ad un welfare spesso latitante. Alle tante donne della cosiddetta “generazione sandwich”: “schiacciate” tra le fatiche dell’accudimento dei figli da far crescere e dei vecchi genitori da assistere. Alle famiglie sempre più small che non possono contare sull’aiuto della rete di parenti o amici. Alle donne e uomini che invecchiano soli tra isolamento e fragilità.
Il libro è un racconto autobiografico. Gianna, poco più che cinquantenne, e sua madre novantenne, Anna, hanno un legame forte e intenso, non privo di incazzature, paure, stanchezza, come sono i rapporti d’amore veri. Leggendo questo libro ci si commuove, ci si immedesima, ma anche si ride. Sì, si ride. È questa un’altra qualità del testo: riuscire a ridere pur nel dolore, riuscire a sospendere anche solo per un istante affanni, preoccupazioni, tristezze, sconforto. Complici le tante battute in dialetto milanese che ritroviamo frequentemente tra le pagine.
“Quello lì è peggio di me. L’è giamò mess in gesa. Essere mezzi in chiesa, significa essere lì lì per andarsene… Perché Anna, nonostante l’avanzata età, detesta i vecchi, specialmente se non godono di ottima salute”.
“Sto diventando vecchia vicina a un’altra vecchia – Ah sì? E chi è l’altra vecchia Giannina?”
Attrice, cantante-chitarrista, scrittrice, Gianna è insieme interprete e autrice, in un continuo rimando tra realtà, finzione, teatro, documentario, cinema.
“Mammetta, lo sai che sei la protagonista di un film? Ieri c’è stata la prima. Ti hanno applaudita tutti, sei contenta? – Contentissima. Quand’è che ne faccio un altro?”
Anna ha un ciuffo disordinato di capelli bianchi che schizzano verso l’alto e la fanno assomigliare al cantante punk Sid Vicious; è cieca ma porta gli occhiali 3D, perché da sempre è abituata ad avere qualcosa sul naso. Non cammina più e la testa, scrive Gianna, ogni tanto va per conto suo. Attorno a lei c’è l’amata figlia, il fidanzato di lei – Lorenzo – che vive a Roma e sebbene lontano è sempre presente – e i diversi badanti che si susseguono.
“Mamma, cosa ti regalava papà quando eri giovane? Profumi, gioielli…. Le corna! “, sbotta lei.
Ho conosciuto Gianna in occasione di una delle tante presentazioni del suo libro. Insieme abbiamo cercato di raccontare il libro, ognuna a modo proprio e di condividere i nostri diversi punti di vista con il pubblico presente. Ci siamo lasciate con la promessa da parte sua di rispondere ad alcune mie domande. Promessa mantenuta. Ecco qui la sintesi della nostra conversazione:
Gisella: Quali sono i passaggi del libro che ti piace ricordare?
Gianna: Quelli che descrivono più approfonditamente il rapporto tra me e la mia bella vecchia. A parte le cose comiche, adoro i passaggi legati alla voglia di vivere di mia madre. Li trovo struggenti e gioiosi.
Gisella: Lo so che può sembrare una domanda un po’ stupida, ma cosa ti senti di dire a chi come te ha vissuto o sta vivendo una situazione simile?
Gianna: Di non avere paura e di accettare la situazione, anche perché non ci sono alternative. Evitare i sensi di colpa, succede a tutti di alzare la voce (mia madre mi ha tirato fuori dai gangheri fino all’ultimo giorno), e perdonarsi qualche pensiero non proprio celestiale. Se mi ricapitasse vivrei questo straordinario viaggio con qualche accorgimento in più, ma visto che di mamma ce n’è una sola, e per fortuna, sono abbastanza serena con me stessa per aver fatto tutto quello che potevo fare.
Gisella: Quale reazione hanno le persone che incontri durante le tante presentazioni del libro?
Gianna: Dopo la lettura di qualche pagina divertente o un po’ toccante, sento che il pubblico mi guarda con benevolenza, oserei dire con amore. C’è un filo sottile che ci unisce ed è quello di vivere, o l’aver vissuto la stessa situazione. Ma la cosa che più mi colpisce è vedere le persone che desiderano raccontarmi un ricordo, o un fatto accaduto magari il giorno prima legato al prendersi cura di una persona cara.
La condivisione, spesse volte, è l’unico modo per non sentirsi sole e abbandonate. E questo è sicuramente il successo del libro che dal 2017 è diventato anche uno spettacolo teatrale, scritto e recitato dalla stessa Coletti, con la regia di Gabriele Scotti, prodotto da Spericolata Quinta.
Dopo il film e il libro, il testo teatrale, vincitore dell’Earthink Festival 2017, conclude la trilogia del rapporto madre–figlia nella fase più delicata dell’esistenza.
Perché è importante leggerlo. Gianna Coletti nel raccontare la sua storia parla anche di noi: delle nostre fragilità, del grande tema e problema della cura (un compito che grava quasi esclusivamente sulle spalle delle donne come ben sappiamo), del nostro paese che invecchia, di un sistema del welfare che ci lascia spesso sole e soli. Il tema affrontato in questo libro è un tema largamente rimosso. Parlarne aiuta.
L’autrice della recensione. Sono la presidente dell’associazione di promozione sociale Smallfamilies®. Un progetto di natura sociale e culturale nato a Milano nel 2012 come Osservatorio sulle famiglie a geometria variabile e bussola per genitori single. Siamo impegnati nel promuovere una nuova cultura delle famiglie mettendo al centro i figli e figlie e lo facciamo attraverso vari strumenti: il portale (online dal 2013), una rete di esperti/consulenti tematici anche attraverso servizi convenzionati; un Osservatorio (in collaborazione con l’Università degli Studi di Bergamo); convegni, incontri sul territorio e progetti culturali come, ad esempio, la prima collana editoriale dedicata alle famiglie a geometria variabile: smALLbooks nata nel 2014 e al suo quarto titolo (smaALLchristmas; smALLholidays; smALLhome, smALLraga).
* nota: Questa recensione è apparsa in una prima versione nel sito https://www.smallfamilies.it