Titolo: Morgana
Autrici: Michela Murgia e Chiara Tagliaferri
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 2018
Recensione di: Silvia Gissi
14 aprile 2020
Cos’hanno in comune Moana Pozzi, Caterina da Siena, Shirley Temple? Sono loro le “Morgana”, insieme ad altre sette, protagoniste del libro di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri dal titolo, per l’appunto, “Morgana”. Edito da Mondadori, presenta le storie di “ragazze che tua madre non approverebbe”, esaminandone non solo i risvolti biografici più noti ma le pieghe nascoste dell’animo e dei pensieri che le hanno rese “strane, pericolose, difficili da collocare”. Come Morgana le protagoniste del libro sono donne che non solo hanno eccelso nei rispettivi campi ma lo hanno fatto portando avanti senza ripensamenti le loro idee e la loro femminilità. Odiate e al contempo ammirate dai colleghi uomini ai quali devono strappare il primato non gareggiando sullo stesso piano, ma su un sentiero tutto in salita.
Si parte con due figure agli antipodi: Moana Pozzi e Caterina da Siena, si prosegue con Grace Jones e le sorelle Brönte; e poi Moira Orfei, Tonya Harding, Marina Abramovic, Shirley Temple, Vivienne Westwood e l’architetta Zaha Hadid. Una rivendicazione, che non scende mai nella banalità, contro l’essenza stessa del concetto della donna intesa da sempre come gentile e sacrificale. Il confine che vanno a definire le protagoniste viene di volta in volta spostato, ricreato, ridefinito fino ad arrivare alla conclusione, nascosta, di speranza che soggiace in tutti i dieci racconti: “ogni volta che la società definisce i termini della libertà femminile, arriva sempre una Morgana a spostarli ancora finché confine e orizzonte non saranno diventati la stessa cosa”. Ma è alla prime delle Morgana cui il libro è dedicato e la cui storia non viene narrata ad essere con tutta probabilità da considerare la più importante e modello per tutte: Claudette Colvin la prima donna nera arrestata nel 1955 per essersi seduta in un posto riservato ai bianchi su un autobus: lei, e non Rosa Parks, ad aver pronunciato un fermo no a quindici anni quando, incinta, occupò un posto che non le sarebbe spettato. Non passò alla storia, dicono le autrici, perché affinché ciò accada, gli eroi ci devono assomigliare un po’ e questa tacita regola per una donna vale doppio: “ed è a queste donne invisibili, ma grandi, che Morgana è dedicato”.
Perché è importante leggerlo. Non sono solo storie di donne ma di protagoniste al femminile che hanno fatto cadere, grazie alla loro personalità, gli stereotipi di genere.
L’autrice della recensione. Mi chiamo Silvia, sono un’educatrice e appassionata di lettura. I libri mi fanno sognare e viaggiare in mondi sconosciuti, evadere dalla realtà e fantasticare. Sono appassionata di danza, di gatti e di storie al femminile.