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11 aprile 2021

Le donne, i vestiti, i corpi

“Fotografo la povertà perché sono nata povera, le donne perché sono una donna, la politica perché vivo nel mondo”

~ Eve Arnold ~

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Bar girl in a brothel in the red light district. Havana, Cuba, 1954. © Eve Arnold / Magnum
Iniziamo con la bellezza, con l’arte e con un regalo quasi inatteso, o forse no, addirittura annunciato. Da lei, Eve Arnold, la prima donna a entrare alla Magnum Photos, una delle agenzie fotografiche più importanti al mondo. Correva il 1957 e quella delle fotografie era un’industria dominata dagli uomini. Eve Arnold fece scatti storici a dive mondiali, come quelli a Marilyn Monroe, ma attraverso la sua camera affrontò temi non comuni allora come l’uguaglianza razziale, la religione, la sessualità e i diritti umani. Fino alla fine di aprile 15 delle sue foto, messe in poster, saranno acquistabili al prezzo di 30 sterline – dalle 1000 usuali. Una proposta commerciale che riflette il desiderio di Arnold di rendere il suo lavoro più accessibile.
➡️ https://www.evearnold.com/posters
Qui il bellissimo ritratto di Eve Arnold nella serie sulle donne curata dal Mudec di Milano.
Il viaggio continua

▪︎ Le parole che fanno male

Gli stupri sulle donne? Colpa di come si vestono. Parole fresche del primo ministro del Pakistan, Imran Khan. Un pregiudizio duro a morire che si moltiplica in ogni angolo del mondo: in fin dei conti è nata negli Stati Uniti, la mostra What were you wearing? che Libere Sinergie ha tradotto in Com’eri vestita? e importato in Italia dove ha girato e continua a girare per sensibilizzare su questo tema.
Il premier pakistano questa settimana ha dato anche un consiglio alle donne che lo stavano seguendo in un programma in diretta sulla tv nazionale: vestitevi per non tentare gli uomini! E ha aggiunto che “in tutte le società in cui la volgarità è prevalente, ci sono delle conseguenze”.
Le parole inaccettabili del premier pakistano, ha titolato Elle. “Sconcertante ignoranza”, hanno protestato le donne e le associazioni sui diritti umani, come riportato dal New York Times. Eppure Rafia Zakaria mette all’indice un altro aspetto inquietante di quello che succede in Pakistan e in India: la tendenza di molte donne a farsi irretire dall’oscurantismo intellettuale e religioso. Su Internazionale un suo articolo apparso su Dawn.
Invece in Russia, durante la pandemia le violenze sessuali domestiche sono aumentate del 250%: lo ha raccontato il corrispondente da Mosca della Rai, Marc Innaro, al Gr1.
Intanto in Gran Bretagna, dove non si placano proteste e dibattiti seguiti all’omicidio di Sarah Everard, si aggiunge un’altra denuncia: “Donne con disabilità molestate e non prendere sul serio”, ha titolato BBC tre giorni fa. L’articolo parte dalla testimonianza di Angharad Paget-Jones, 27, gravemente ipovedente, che mentre si trovava a passeggio con il proprio cane ha sentito un ragazzo dire ad alcuni amici che potevano palpeggiarla “tanto lei non può vederci”.
Le frasi razziste e sessiste che dicono gli uomini nei confronti delle donne asiatiche, registrate di nascosto nella vita di tutti i giorni, sono diventate la “colonna sonora” del cortometraggio HOME di Kyoko Takenaka: “Il tuo viso è molto bello ed è molto orientale “, ” I coreani hanno le guance molto gonfie” e altre variazioni sul tema. Su Yahoo.news un articolo in cui la giovane artista spiega come e perché ha realizzato questo particolare filmato.

▪︎ Sofagate

“Quale donna che si fa strada nei circoli del potere non si è trovata almeno una volta relegata in uno strapuntino dai suoi colleghi maschi? Il protocollo “è uno sport da combattimento”, ha commentato su Twitter l’ambasciatore francese alla NATO Muriel Domenach, probabilmente per esperienza. Perché questo sport da combattimento non è praticato solo tra uomini e donne: è anche una disciplina molto apprezzata nelle relazioni internazionali”.

 

Questo l’incipit dell’editoriale di Le Monde sulla vicenda che ha visto Ursula Von Der Leyen, la Presidente della Commissione europea, rimanere senza sedia durante un incontro ufficiale fra Unione Europea e governo turco, ad Ankara. Nello sconcerto suo e mondiale. Le due sedie disponibili erano infatti state occupate dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, suo pari grado e dal presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan. In favore di telecamere, in mondovisione. Un fatto che non si era mai verificato negli incontri con i precedenti rappresentanti europei, ai tempi tutti uomini. Sul sito di Ispi una ricostruzione dei fatti e del quadro di relazioni internazionali nei quali si ascrive.
Uno sgarbo maschilista – tutti hanno ricollegato all’accaduto il recente abbandono da parte della Turchia della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne – ma anche un ottimo modo per mandare un messaggio politico, e culturale, al Vecchio Continente.
RaiNews ha raccontato di un secondo incidente diplomatico sventato.
“Il ceffone maschilista di Erdogan sfocia, come un fiume in piena, nella tracotanza dittatoriale, nella provocazione tout court come è costume del presidente turco”, si spiega su Il Fatto Quotidiano. Cogliendo l’occasione di sancire i rapporti di forza tra Turchia ed Europa con quest’ultima dipendente dalla prima per molti aspetti. Come si legge, tra gli altri, su Huffington Post, Internazionale, Avvenire.

▪︎ Covid e gender gap: ne usciremo più tardi. Peggiori.

Secondo il Global Gender Gap Report 2021, per colmare il divario di genere nel mondo saranno necessari 135,6 anni. E nel 2020 la crisi pandemica ha rallentato o interrotto i progressi verso la parità di genere in molti paesi, portando in alcuni casi anche a un peggioramento.
Con questo sommario inizia l’analisi su Lavoce.info di Irene Solmone a partire dai dati 2021 del Global Gender Gap Index. L’Italia sale nella classifica ma resta tra le peggiori d’Europa, la dura sentenza dell’indice mondiale, come scrive Il Sole 24 Ore.
Ma nel mondo come sappiamo la pandemia si sta abbattendo soprattutto sulle donne, meno tutelate sotto tutti gli aspetti. Negli Stati Uniti le donne patiscono più degli uomini gli effetti della grave crisi sanitaria ed economica e in particolare le donne ispaniche e afroamericane. Come conferma, qualora ve ne sia bisogno, Bloomberg.

▪︎ Nel mondo

🌍 30 donne uccise nei primi due mesi del 2021. Succede a Ciudad Juárez, la città più popolosa dello stato messicano di Chihuahua che si conferma anche tra le più pericolose per le donne. L’8 aprile il Congresso dello Stato di Chihuahua ha approvato un’aggiunta al codice penale affinché il reato di femminicidio non si prescriva; cioè, non c’è limite di tempo per indagare e intraprendere azioni criminali contro le persone che lo commettono. Su Pie de Pagina.
🌍 Donne che si oppongono alla mafia corsa. Non vogliono più vivere nella paura sull’isola dove sono nate e sfidano la legge del silenzio, il maschilismo profondo delle strutture mafiose che dilagano nell’isola. Marie Claire è andata a trovarle per dar loro voce in un reportage carico di dettagli.
🌍 Camioniste sulle strade d’America e influencer su TikTok, per cambiare il mondo dei Tir (e non solo). Il loro numero alla guida dei giganti su gomma continua ad aumentare di anno in anno ma non si accontentano di rompere il luogo comune nella pratica e per questo diffondono il verbo sui social. Per mandare un messaggio: Trucking is for everyone, chiunque può fare il camionista. O la camionista, in questo caso. Su CNN le loro storie.

▪︎ Vedere. Il mondo in uno schermo

📺 “Occident Express. Haifa è nata per star ferma”, interpretato da Ottavia Piccolo. Andato in onda ieri sera su Rai5, è la storia di Haifa, un’anziana donna di Mosul che si mette in marcia per fuggire con la nipotina di 4 anni, percorre cinquemila chilometri dall’Iraq fino al Baltico, attraverso la a “rotta dei Balcani”; una storia di viaggi e speranze, di fughe per una vita migliore, di donne che trovano un coraggio che non credevano di avere.
Una storia romanzata, ma vera. Come quelle delle donne e dei bambini imprigionati nello Yemen distrutto da una guerra ignorata dal mondo. Laura Silvia Battaglia è una giornalista esperta di Medio Oriente e segue da anni la situazione del conflitto yemenita. Qui un suo intervento su Tg3 Mondo.