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Le porte chiuse e la Storia
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«L’Iran nei nostri cuori è ancora la terra promessa e dietro a ogni porta chiusa c’è una ragazza vestita di bianco che fa la Storia»
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~ Esha Momeni, attivista iraniana ~
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«Noi non possiamo ammettere che alle donne, in quanto tali, rimangano chiuse le porte che sono invece aperte agli uomini» disse Teresa Mattei, una delle donne componenti la Costituente, una delle madri della Costituzione. A lei si deve un passaggio importante dell’articolo 3 della nostra Carta, con l’inserimento di quel ” di fatto” essenziale: |
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“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese“. |
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Il 2 giugno 1946 le donne votavano per la prima volta in Italia e lo fecero per scegliere tra monarchia e repubblica: Il voto delle donne che cambiò la Storia, ha titolato Avvenire per ricordare e celebrare quel passaggio doppiamente storico. |
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Il muro della prigione di massima sicurezza per detenuti politici di Evin, a Nord di Teheran. |
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Andiamo in Iran, a quello che succede oggi. Alle porte chiuse di cui parla Esha Momeni, alla quale dedichiamo la citazione di questa settimana. Agli abusi e alle molestie sessuali per spezzare la volontà delle donne incarcerate, come denuncia, tra le altre, Narges Mohammadi. Per questo l’attivista iraniana per i diritti umani, impegnata per l’abolizione della pena di morte nel suo Paese, ha sùbito nei giorni scorsi una nuova condanna. A ottobre 2020 si era festeggiata la sua liberazione: era stata arrestata nel maggio 2015 e condannata a 10 anni per “fondazione di un gruppo illegale”. Nel 2016 le era stata inflitta un’ulteriore condanna a 16 anni per “collusione contro la sicurezza nazionale” e “propaganda contro lo stato”. |
Su DW e su RadioBullets due interessanti articoli su Narges Mohammadi. Come lei si trovano nelle carceri iraniane molte donne come Nasrin Sotoudeh, avvocata, che sconta 38 anni di prigione per aver manifestato contro il regime politico. A lei Jeff Kaufman ha dedicato un docu-film (qui il trailer in italiano), disponibile in streaming: ne ha scritto Ansa. |
Shirin Neshat, visual artist iraniana, costretta a vivere in esilio per le sue battaglie per la liberazione delle donne, in un’intervista esclusiva a Rai Cultura ha parlato della forza delle donne, musulmane in particolare, alle quali ha dedicato la maggior parte delle proprie opere. |
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▪︎ Pakistan, Italia. Mondo
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Quella pakistana è una delle comunità più numerose in Italia. Saman Abbas è figlia di pakistani, ma cresciuta in Italia, a Novellara, Reggio Emilia. Come tante sue coetanee aveva sogni, desideri, amori. E ambizioni. Ha deciso quindi di ribellarsi al matrimonio combinato dai genitori: avrebbe dovuto sposare un cugino che si trova in Pakistan, una tradizione ancora molto forte in molte parti del mondo. Da un mese è scomparsa e si teme che sia stata uccisa dalla famiglia: lo ha denunciato anche il fratello ed esiste un video nel quale si vede la ragazza allontanarsi da casa, prima della perdita delle sue tracce. Il Corriere della Sera sta seguendo con un inviato la delicata e tremenda vicenda. La cronaca anche da Il resto del Carlino. |
Maurizio Ambrosini è un sociologo che conosce molto bene i fenomeni migratori in Italia e le sfide culturali che essi pongono. “Saman e i suoi fratelli: investiamo in civiltà” il titolo del suo intervento su Avvenire. |
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Malala Yousafzai, classe 1997, giovanissima premio Nobel per la Pace ricevuto quando aveva 17 anni, è Pakistana e ora spicca sulla copertina di Vogue, edizione britannica, di luglio. “Conosco il potere che una giovane ragazza porta nel suo cuore”, titola Vogue Uk. A 15 anni Yousafzai, famosa col nome di battesimo, Malala, fu vittima di un attentato dei talebani sullo scuolabus che la riportava a casa dopo la scuola, dove lei si ostinava a voler andare, nonostante sia meta proibita alle donne dagli estremisti islamici. Vogue Italia ha dedicato un articolo alla copertina inglese. |
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▪︎ In numeri
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Con questo record, Shelly-Ann Fraser-Pryce, è diventata la seconda donna più veloce della storia ai 100 metri femminili: è successo a Kingston, in Giamaica. |
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▪︎ Nel mondo
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🌍 Satira politica e sessismo. “In Zimbabwe, la sfera pubblica è regolata da norme di genere che tendono a delegittimare le donne che cercano di rivendicare il potere politico”: lo dice Gibson Ncube, docente universitario che ha studiato il linguaggio della discriminazione nei confronti delle donne che fanno satira politica, nel paese dell’Africa del sud. Su The Conversation. A proposito di cabaret impegnato femminile, vale la pena di vedere The Marvelous Mrs Maisel, su Amazon. |
🌍 A Parigi un memoriale per le donne vittime di femminicidio: il consiglio municipale lo ha deciso il 1 giugno e la realizzazione è prevista entro il 2022. Accade per la prima volta in Francia dove ogni due giorni e mezzo una donna viene uccisa da un uomo con il quale divide o ha diviso un pezzo di vita. Su Le Monde. Nelle stesse ore in cui la Ville prendeva questa decisione, a Colmar, nella regione del Grand Est francese, una donna moriva dopo essere stata gettata fuori dalla finestra dell’ottavo piano di un palazzo dal suo ex convivente. L’uomo, 51 anni, non si sarebbe dovuto trovare a casa della donna: il 25 aprile era stato arrestato e gli era stato imposto di avvicinarsi alla sua vittima. Su Le Parisien. |
🌍 In Argentina invece viene uccisa una donna ogni 35 ore, secondo il Registro Nacional de Femicidios de Justicia. Che aggiunge che a causa di queste uccisioni, 290 minori sono rimasti senza madre. Il 3 giugno, a sei anni dal primo appuntamento lanciato da #NiUnaMenos, le donne sono scese in piazza. Su infoBae. |
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