Titolo: Sognando Jane Austen
Autrice: Bee Rowland e May Witwit
Editore: Edizioni PIEMME 
Anno di pubblicazione: 2010
Recensione di: Melania La Chimia 

17 aprile 2020

 

Siamo nel 2005. Bee Rowland, londinese, è una giornalista della BBC. Si occupa di informazione internazionale e proprio per questo si mette alla ricerca di iracheni disposti a rilasciarle opinioni, visioni e verità alla vigilia delle elezioni nel paese. May Witwit, irachena, è una docente di letteratura inglese dell’università di Baghdad. Vissuta fino ai 15 anni nel Regno Unito, dove i suoi genitori conseguirono la laurea in farmacia, è una donna indipendente che mal si accosta allo stereotipo di donna/moglie/madre spesso associato alle donne dei paesi islamici.

Quello che nasce come un rapporto del tutto professionale e di inchiesta diventa, pagina dopo pagina, la storia di amicizia e complicità tra due donne molto lontane ma profondamente simili. Le mail che intercorrono fra le due amiche offrono uno spaccato della vita quotidiana in una Baghdad devastata dalla guerra e in una casa occupata da tre bambini piccoli, con tutte le difficoltà socio culturali vissute dalle donne in due società apparentemente agli antipodi ma con tratti decisamente sovrapponibili.

Bee, madre di tre vivaci bambine e moglie di un marito in piena ascesa professionale, dà sfogo al suo senso di inadeguatezza e alla fatica, comune a molte, di conciliare vita professionale e familiare unitamente ad un rapporto solido, ma non privo di mancanze, come quello con Justin.

May racconta con straordinaria lucidità la questione irachena. I soprusi, l’angoscia e l’aria di morte che si respira fra le strade. La paura di vivere come donna, docente, intellettuale e semplicemente come persona, in un’imprevedibile città messa a ferro e fuoco dalle milizie.  Ci rende partecipi della sua straordinaria vita privata, di un primo matrimonio costituito da abusi e soprusi, la voglia di rivalsa e l’amore per se stessi che la spingono a concludere la sua prima esperienza matrimoniale. Di un secondo matrimonio basato sull’amore di un uomo di cultura completamente diversa dalla sua, che ha rinunciato alla ricca famiglia per lei.

Nell’alternarsi di una corrispondenza che a tratti appare sbilanciata, fra prime cacche nel vasino e omicidi in mezzo alla strada, seguiamo da vicino la quotidianità di un paese devastato dalla guerra.  Quando la situazione di May e del marito Alì diventa insostenibile – il ruolo accademico di lei e l’essere sunnita di lui – la loro necessità di scappare diventa l’esigenza di Bee di essere loro d’aiuto. E’ di Bee l’idea di contattare il Centro Accoglienza Richiedenti Asilo per costruire in maniera solida la possibilità di May di raggiungerla in Inghilterra, escogitando una possibile via di fuga.

Perché è importante leggerlo. “Sognando Jane Austen a Baghdad” non è solo la storia di una fantastica amicizia, ma è una storia vera di rivalsa e salvezza. È vita vissuta, è angoscia, gioia e ricerca di normalità in un panorama surreale. È speranza e tenacia. Consente di conoscere attraverso occhi e voce di chi vive sulla propria pelle le restrizioni, la paura e l’angoscia di non farcela. Questo libro è il lasciapassare di May per l’Europa, ma è anche quello del lettore per l’Iraq. In tutte le sue contraddizioni e difficoltà.

L’autrice della recensione. Ho 29 anni e leggo da quando sono piccola: la nostra casa è sempre stata piena di libri. Sono curiosa delle cose del mondo e della vita delle persone: sono infermiera professionista e la mia tesi è stata sull’approccio comunicativo con i pazienti oncologici bambini e con i loro genitori. Dopo il master sono partita per il Kenya per un’esperienza di volontariato internazionale. In questi giorni, con tanti colleghi, sono impegnata nei reparti Covid: un’esperienza molto molto forte. E mi è tornato in mente, tra i tanti pensieri, proprio questo libro.